1943

25 luglio

L’impresa d’Albania e l’ingresso a fianco dei tedeschi nella guerra contro la Francia, nel giugno del ’40, segnano la parabola finale di una dimensione intrinsecamente bellicista e imperialista del fascismo. Dopo tre anni di conflitto e le dure sconfitte militari nei Balcani, in Africa, in Grecia e in Unione Sovietica, la situazione politico-militare dell’Italia precipita.

Pochi giorni dopo lo sbarco in Sicilia, il 19 luglio 1943 Roma subisce un pesante bombardamento da parte dell’aviazione anglo-americana. La stazione e lo scalo merci del quartiere San Lorenzo, veri obiettivi militari, non riporteranno grandi danni. Ma saranno oltre 4000 le vittime di quella incursione aerea a tappeto. Il 25 luglio del ’43 il fascismo è ormai caduto: messo in minoranza dal Grand Consiglio del fascismo, Mussolini viene destituito per ordine del re Vittorio Emanuele III che dà al maresciallo Pietro Badoglio l’incarico di formare un nuovo governo.

In tutto il Paese esplodono manifestazioni di gioia nella convinzione che la fine della guerra sia ormai imminente, che presto gli uomini partiti per il fronte torneranno a casa, che il Paese riuscirà a rialzarsi dalla miseria, dalla fame, dal disastro economico in cui è precipitato. Per le strade di Roma, ex capitale dell’Impero, la folla irrompe nelle sedi del Partito nazionale fascista e distrugge i simboli del regime. Eppure il governo Badoglio annuncia che la «guerra continua» a fianco dei tedeschi, alleati dell’Italia nella guerra dell’Asse.