La donna nella resistenza
9 Maggio 1965
(ID Teca: D3117) Questo documentario - firmato dall’allora giovane regista Liliana Cavani, destinata a una grande carriera - parte dalla lettera d’addio scritta ai suoi cari dalla resistente bolognese Irma Bandiera, per poi fornire, tramite la voce narrante, alcuni dati sul contributo femminile alla Resistenza. Seguono preziose interviste di alcune di tali militanti sui motivi che le portarono a mobilitarsi. Il documentario andò in onda sul Secondo canale il 9 maggio 1965, nell’anno ventennale della Liberazione (quel 1965 che fu centrale nella memoria della Resistenza)
Leggi la trascrizioneIndro Montanelli e la guerra in Etiopia: la moglie bambina
Estratto della celebre intervista al giornalista Indro Montanelli riguardo il suo “matrimonio” con una bambina eritrea ai tempi della guerra in Etiopia, all’interno del programma “L’ora della verità” nel ’69, scontrandosi con l’attivista femminista Elvira Banotti.
Leggi la trascrizioneStoriografia

L’Italia contemporanea (1918-1948)
F. Chabod, Einaudi. Uscito in Francia anni prima come raccolta dattiloscritta delle lezioni tenute da Chabod alla Sorbona, “L’Italia contemporanea” conobbe un immediato successo anche al di fuori delle aule universitarie. Chabod era precocemente morto da pochi mesi, ma restava comunque lo storico italiano più noto, personaggio di indubbio carisma e con un pedigree antifascista impeccabile (partigiano, primo prefetto di Aosta liberata). La sua sintesi aveva il dono di proporre una lettura del movimento di Mussolini e della dittatura all’interno di una lunga storia nazionale. La sua ascesa era dovuta fondamentalmente alla colpa primigenia del mito della rivoluzione, agitato dai socialisti innamorati della loro stessa propaganda, e alla debolezza, se non all’inettitudine, dei vecchi politici liberali, in primo luogo il più eminente di loro, Giovanni Giolitti, convinto di poter gestire i fascisti e incapace di scorgere nella loro carica eversiva e violenta la condanna a morte dello stato liberale che aveva servito.

L’organizzazione dello stato totalitario
A. Acquarone, Einaudi. Anche se non ha goduto dello stesso successo di pubblico di altri volumi usciti negli stessi anni, questa monografia dedicata alla progressiva costruzione di uno stato differente da quello liberale è ancora oggi fondamentale per capire la natura e gli sviluppi del regime fascista. Acquarone, che proveniva da una formazione giuridica, fu il primo studioso a esaminare criticamente le rotture imposte dalla dittatura nell’architettura costituzionale e nella gestione dell’amministrazione, interrogandosi sulla reale dimensione totalitaria del fascismo. Le sue conclusioni sarebbero state divergenti da quelle della generazione di storici successiva, e non del tutto corrette (la sua visione del fascismo come una dittatura personale e non uno stato totalitario sono molto criticabili), ma il contributo alla comprensione delle nuove istituzioni rimane decisivo.

Mussolini il rivoluzionario
R. De Felice, Einaudi. Il primo volume della monumentale biografia di Mussolini possedeva alcune delle peculiarità che sarebbero tornate a più riprese nel lavoro di De Felice. La tendenza a emendare il giovane Mussolini dalle sue note più retrive e negative, a lasciare ampi vuoti nella lettura di alcuni episodi ambigui del biografato (il passaggio dal neutralismo all’interventismo per dirne una) e, soprattutto, ad accusare altri attori (in primo luogo, il Partito socialista del 1914) delle derive che avrebbero portato il futuro duce a giocare un ruolo di tutt’altra natura. Anche se pochi se ne rendevano conto in quel momento, “Mussolini il rivoluzionario” (1883-1920) era già un lavoro viziato da un profondo revisionismo, in primo luogo per il tentativo (destituito di fondamento) di attribuire al futuro duce un progetto positivo di modernizzazione del Paese e una visione progressista.

Storia delle origini del fascismo, vol. 1
R. Vivarelli, Istituto per gli studi storici. Anche Vivarelli avrebbe dedicato tutta la sua vita alla ricostruzione delle origini del fascismo. Il primo volume di una trilogia, che sarebbe stata completata solo poco prima della sua morte nel 2012, aveva diversi punti in comune con il contemporaneo lavoro di De Felice, in primo luogo la profondità dello scavo archivistico (la monografia era basata su un sistematico uso delle fonti custodite presso l’Archivio Centrale dello Stato in Roma). Anche Vivarelli vedeva (e avrebbe visto ancora di più nei due volumi successivi usciti a molti anni di distanza), del resto, la genesi del fascismo nella duplice colpa di una classe dirigente liberale mediocre e impaurita, incapace di affrontare una crisi di crescita del Paese, e di un partito socialista arrogante e rivoluzionario.
Cultura e politica
Governo Tambroni
Nasce un governo monocolore guidato dal democristiano Fernando Tambroni, sostenuto dai voti del Movimento sociale italiano, il partito neofascista nato nel 1946 per diretta ispirazione all’esperienza della Repubblica sociale italiana. Nel Paese si scatena un’ondata di proteste di piazza, soprattutto a Genova e a Reggio Emilia, dove la polizia spara sulla folla uccidendo 5 manifestanti (tra cui alcuni ex partigiani). Nello stesso anno il procuratore generale militare Enrico Santacroce dispone l’“archiviazione provvisoria” per 695 fascicoli processuali contenenti documenti d’inchiesta su eccidi e stragi commesse da nazisti e fascisti durante il periodo 1943-1945.
Il film “Marcia su Roma”
Nelle sale cinematografiche esce il film di Dino Risi “Marcia su Roma”, con protagonisti Ugo Tognazzi e Vittorio Gassmann. Si tratta della prima lettura in chiave comica e farsesca della salita al potere del fascismo attraverso le vicende di due veterani, che all’ultimo minuto rifiutano la logica della violenza. Rispetto alla lettura autoassolutoria del fascismo, fondata sul mito degli “italiani brava gente”, Risi restituisce la parabola di due combattenti delusi, due anti-eroi dello squadrismo, ribaltando di senso la retorica della marcia su Roma celebrata nel ventennio come rivoluzione, atto fondativo della presa del potere di regime.
La “Repubblica nata dalla Resistenza”
Con il suo discorso tenuto in occasione del ventennale della Liberazione, il 9 maggio 1965, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat inaugura una politica della memoria incentrata sull’esaltazione dell’antifascismo come tratto unitario della storia nazionale e parla di “Repubblica nata dalla Resistenza”, mettendo fine a quella contestazione di legittimità della lotta partigiana che aveva segnato gli anni della contrapposizione tra la DC e i partiti di sinistra, durante i governi centristi.
Strage di Piazza Fontana
Il 12 dicembre a Milano, presso la sede della Banca nazionale dell’agricoltura in Piazza Fontana, un ordigno provoca la morte di 16 persone e 98 feriti. La strage, collegata ad analoghi attentati dinamitardi verificatisi nello stesso giorno a Roma, è il primo anello di una lunga catena di attacchi terroristici di stampo neofascista che insanguineranno l’Italia negli anni Settanta. Nell’immaginario collettivo Piazza Fontana segna l’inizio della “notte della Repubblica”.