F. Chabod, Einaudi.
Uscito in Francia anni prima come raccolta dattiloscritta delle lezioni tenute da Chabod alla Sorbona, “L’Italia contemporanea” conobbe un immediato successo anche al di fuori delle aule universitarie. Chabod era precocemente morto da pochi mesi, ma restava comunque lo storico italiano più noto, personaggio di indubbio carisma e con un pedigree antifascista impeccabile (partigiano, primo prefetto di Aosta liberata). La sua sintesi aveva il dono di proporre una lettura del movimento di Mussolini e della dittatura all’interno di una lunga storia nazionale. La sua ascesa era dovuta fondamentalmente alla colpa primigenia del mito della rivoluzione, agitato dai socialisti innamorati della loro stessa propaganda, e alla debolezza, se non all’inettitudine, dei vecchi politici liberali, in primo luogo il più eminente di loro, Giovanni Giolitti, convinto di poter gestire i fascisti e incapace di scorgere nella loro carica eversiva e violenta la condanna a morte dello stato liberale che aveva servito.