‘La straordinaria storia dell’Italia’ (pt.10, La catastrofe)
11 Settembre 1991
(ID Teca: non disponibile) Questo sceneggiato, poco conosciuto, mette in scena il colloquio tra Mussolini e il Re Vittorio Emanuele III avvenuto nella residenza del sovrano, Villa Savoia, all’indomani della seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 - colloquio in seguito al quale Mussolini viene dal Re destituito e fatto arrestare. La sequenza sceneggiata è seguita da un intervento dello storico Claudio Pavone, che proprio in quel 1991 pubblicava il suo importante saggio Una guerra civile e che lucidamente riflette appunto sull’uso di questo termine per i fatti del ’43-’45, intervistato da Francesco Malgeri, anch’egli storico.
Leggi la trascrizioneStoriografia

L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943
Simona Colarizi, Laterza. Basato su una vasta documentazione archivistica costituita fondamentalmente dai rapporti sullo spirito pubblico di informatori della Pubblica sicurezza, questo volume ha rappresentato la prima indagine sistematica dello «spirito pubblico» della popolazione, per usare la definizione dell’epoca, tra il consolidamento della dittatura e il suo collasso. I rapporti prodotti da un’ampia platea di agenti infiltrati o reclutati da agenzie diverse (OVRA, Carabinieri, questure, PNF) sono una fonte spesso rozza e a volte inaffidabile, ma offrono comunque uno spaccato notevole dei mutamenti dell’opinione pubblica nei confronti delle scelte del regime, fino al crollo verticale del consenso a partire dall’ingresso in guerra.

Le donne nel regime fascista
Victoria de Grazia, Marsilio. Si tratta del primo (e ancora fondamentale) lavoro di ricerca sulla condizione femminile a partire dall’immediato dopoguerra e durante il Ventennio. Le politiche reazionarie del regime vengono ricostruite analiticamente, a partire dall’esigenza di «ritorno all’ordine» (dopo la mobilitazione della Grande guerra) che i governi fascisti condivisero con la maggior parte dell’opinione pubblica conservatrice e che coincise con il tentativo (solo parzialmente riuscito) di estromettere le donne da molti settori del mercato del lavoro, a partire dall’istruzione, secondo i desiderata della riforma Gentile.

La via italiana al totalitarismo. Il partito e lo Stato nel regime fascista
Emilio Gentile, La Nuova Italia Scientifica. Con questo contributo, destinato a un largo successo (nel 2008 l’editore Carocci ne avrebbe proposto una terza edizione riveduta e ampliata), Gentile consolidò e per molti aspetti definì il proprio percorso di ricerca relativo alla dimensione totalitaria del regime fascista. Che il fascismo fosse intrinsecamente totalitario nella sua azione (anche se una vera dottrina totalitaria non fu mai elaborata all’interno del partito) emerge chiaramente dalle politiche di controllo e trasformazione della collettività, così come esse vengono architettate e perfezionate via via nel Ventennio. Smentendo il pregiudizio reso popolare dalla Arendt di una dittatura non totalitaria, al contrario di nazionalsocialismo e bolscevismo, (lettura accettata sostanzialmente sia da De Felice che da Acquarone), Gentile identificò nel fascismo un movimento teso al dominio politico totale degli italiani e alla sostituzione non solo dello Stato con un nuovo regime ma dell’uomo vecchio, attraverso una rivoluzione antropologica.

Il delitto Matteotti
Mauro Canali, Il Mulino. L’uccisione del leader del socialismo riformista, Giacomo Matteoti, nel giugno 1924, è convenzionalmente accettata come una delle svolte nel Ventennio fascista. Il volume di Canali non ripercorre solo la genesi dell’omicidio e gli sviluppi processuali ma scava fondo nell’intreccio di poteri (e anche di corruzione), nel clima di violenza impunita e di impunità di una dittatura che all’epoca era già capillare, e aveva segnato una profonda rottura con lo Stato di diritto e con le tradizioni liberali.

La repubblica delle camicie nere. I combattenti, i politici, gli amministratori, i socializzatori
Luigi Ganapini, Garzanti. Lo studio e il racconto della RSI ha sempre attirato meno attenzione di altri momenti del fascismo, come la genesi della dittatura o i suoi attori. Nella sua monografia, Ganapini ricostruisce parabole biografiche e motivazioni di chi aderì allo stato fantoccio di Salò sia spinto da entusiasmi generazionali sia convinto di poter dare continuità a un regime che non aveva ancora adempiuto alla sua promessa rivoluzionaria originaria.
Cultura e politica
Fascist legacy
Gianfanco Fini, leader di Alleanza nazionale, celebra il 70° anniversario della Marcia su Roma e definisce Mussolini “il più grande statista del secolo”. In nome di un passato riconciliato, alcune amministrazioni di centro-destra, promuovono in varie città italiane una nuova toponomastica con piazze, strade, edifici pubblici intitolate ai «martiri delle foibe». Nello stesso anno la Rai acquista il documentario della BBC "Fascist legacy", sui crimini di guerra italiani in Etiopia e in Jugoslavia, che viene tradotto in italiano ma che non verrà mai mandato in onda. I telespettatori italiani lo vedranno su La7, all’interno di un programma diretto dallo storico Sergio Luzzatto, presto cancellato dal palinsesto.
Legge Mancino
Il Parlamento approva la legge 205/1993, conosciuta come legge Mancino, che punisce con il carcere (da 6 mesi a 4 anni) chiunque commetta atti violenti per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, disponendo dure sanzioni per la propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o istighi a commettere atti di discriminazione. La legge condanna, in particolare, gesti, azioni e slogan legati all'ideologia fascista e vieta ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza. Tra i primi effetti della legge, lo scioglimento del Movimento Politico Occidentale, un'organizzazione di estrema destra fondata nel 1984 da Maurizio Boccacci. Nel 2014 la Lega propone un referendum per abrogare la legge affermando che si tratta di una norma liberticida.
L’ “armadio della vergogna”
Il deputato Mirko Tremaglia presenta alla Camera dei deputati un disegno di legge per riabilitare gli ex combattenti della RSI ed equipararli ai membri effettivi delle Forze armate. Nello stesso anno viene ritrovato nei locali di Palazzo Cesi a Roma, sede della Procura generale militare, l’ “armadio della vergogna”, contenente 695 fascicoli giudiziari con materiali d’inchiesta sui crimini nazifascisti, insabbiati illegalmente nel 1960. Il ritrovamento darà inizio a numerose indagini presso procure militari, seguite da processi e condanne, con alcuni ergastoli in contumacia comminati nei confronti di criminali nazisti e all’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, nel maggio 2003. Grazie al ritrovamento dei fascicoli, nel 2004 inizia a La Spezia il procedimento contro i responsabili della strage di Sant’Anna di Stazzema (560 civili massacrati il 12 agosto 1944), una delle grandi stragi di italiani rimaste impunite.
La “riconciliazione”
Nel suo discorso d’insediamento, il Presidente della Camera Luciano Violante invita a riflettere sui “vinti di ieri” in uno sforzo di comprensione “delle ragioni che cinquanta anni fa hanno visto gli italiani dividersi tra Resistenza e Repubblica di Salò e i motivi per i quali migliaia di ragazzi, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà”. Il discorso inaugura una serie di proposte di “riconciliazione”, provenienti dalle fila stesse della sinistra.
I crimini delle guerre fasciste
Febbraio, il Ministero della Difesa ammette l’impiego di gas da parte delle forze armate italiane durante la guerra d’Etiopia. Il riconoscimento mette fine alla polemica tra il giornalista Indro Montanelli e lo storico Angeli Del Boca, che per primo aveva documentato e denunciato l’uso dei gas all’iprite contro le popolazioni civili durante le campagne coloniali del fascismo in Libia e in Etiopia. Ne nasce una nuova stagione di studi storiografici sulla condotta criminale delle guerre fasciste, in particolare sull’occupazione italiana nei Balcani, che ribalta lo stereotipo del “bravo italiano” soffermandosi sulla partecipazione di fascisti alle rappresaglie tedesche, sui campi di centramento fascisti per gli jugoslavi, sulla vicenda dei criminali di guerra richiesti da Jugoslavia, Grecia, Albania, Etiopia, Unione sovietica mai consegnati e processati in Italia per i loro delitti.
Giornata nazionale deportati
In Senato viene presentato un disegno di legge (relatore la sen. Anna Maria Bucciarelli, Sin. Dem. Ulivo) per l’“istituzione di una giornata nazionale dedicata a tutti i deportati nei campi di concentramento nel corso della guerra 1939-1945”, proponendo il 16 ottobre, giorno della razzia del 1943 nel ghetto di Roma. La proposta si arena un anno dopo in Senato.
Ciampi e la politica della memoria
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi inaugura una nuova politica della memoria e una nuova pedagogia civile incentrate sul mito del Risorgimento e della Resistenza. Il tentativo di Ciampi è di ricomporre il tessuto nazionale, profondamente lacerato dalla crisi politica vissuta dal Paese dopo Tangentopoli, e di contrastare la memoria antirisorgimentale e antiunitaria, proveniente dalla Lega.